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Negli Usa si discute del contributo delle big tech per le reti ultrabroadband: un approccio equo?

Negli Stati Uniti si sta facendo strada una nuova proposta di legge sul “fair share” che coinvolgerebbe le grandi aziende della tecnologia nell’investimento per il potenziamento delle reti a banda ultralarga. Il disegno di legge bipartisan, proposto dai senatori Markwayne Mullin, Mike Crapo e Mark Kelly, punta ad allargare i poteri della Federal Communications Commission (Fcc) per imporre contributi agli edge provider e broadband provider per finanziare il Universal Service Fund, che sostiene progetti di banda ultralarga nelle zone rurali.

Secondo la proposta, i servizi di digital advertising, motori di ricerca, streaming, app store, cloud computing, piattaforme social, messaggistica, videoconferenza, videogame e e-commerce rientrerebbero nella definizione di edge provider. L’obiettivo è ridurre i costi per i consumatori e le piccole aziende di telecomunicazioni, migliorando al contempo la connettività nelle aree rurali.

La proposta ha ottenuto anche il consenso bipartisan, a differenza di altri temi controversi come la net neutrality. Questo dimostra un ampio supporto politico per il concetto di “fair share”. La Fcc attualmente spende circa 10 miliardi di dollari l’anno per finanziare l’accesso alla banda larga in aree rurali attraverso il Universal Service Fund, e richiede contributi finanziari dalle telco. Resta da capire come i fornitori di contenuti dovrebbero contribuire a questi investimenti e in che misura.

D'Orazi Dario
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Editore e Giornalista mi occupo di tutto quello che fa parte della tecnologia, automobili e curiosità. Laureato sono sempre stato appassionato alla scrittura e amo il mondo del giornalismo.
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