Le inondazioni rappresentano eventi straordinariamente distruttivi e improvvisi, in grado di causare danni enormi in un lasso di tempo estremamente breve. Ma quali sono gli impatti che questi disastri naturali provocano nel lungo periodo?
Un’indagine condotta da esperti dell’Università di Monash in Australia ha cercato di rispondere a questa domanda, scoprendo che le persone colpite da un’alluvione presentano un rischio più elevato di perdita della vita nelle settimane successive all’evento, anche dopo che la situazione è tornata alla normalità.
I ricercatori hanno analizzato 761 comunità provenienti da 34 nazioni diverse, esaminando complessivamente 47,6 milioni di decessi. Dai loro studi è emerso che nei sessanta giorni successivi a un’inondazione si riscontra un incremento globale del 2,1% della mortalità, con un aumento del 2,6% per quanto riguarda i decessi per problemi cardiovascolari e del 4,9% per quelli di origine respiratoria.
Secondo gli studiosi, questo aumento delle morti è determinato da vari fattori: la contaminazione di cibo e acqua, l’esposizione a agenti patogeni come funghi, batteri e virus, l’impedimento nell’accesso ai servizi sanitari e l’impatto psicologico derivante da eventi estremi di questa natura.
Le alluvioni costituiscono quasi la metà di tutti i disastri naturali e si prevede che, a causa dei cambiamenti climatici in corso, diventeranno sempre più frequenti e violente. Per questo motivo, gli autori dell’indagine ritengono che sia fondamentale che gli operatori sanitari siano consapevoli dei rischi a lungo termine che questi eventi comportano, soprattutto nelle nazioni più colpite dalla situazione.
Le immagini che riportano alla mente la devastazione causata dalle inondazioni sono davvero impressionanti, e gli studi ora dimostrano che i loro effetti non si limitano solamente al momento in cui avvengono. Infatti, un’indagine condotta da studiosi dell’Università di Monash in Australia ha rivelato che le persone coinvolte in un’alluvione hanno un rischio maggiore di morte anche dopo che le acque sono ritornate allo stato normale.
I ricercatori hanno esaminato più di 700 comunità in tutto il mondo, analizzando oltre 47 milioni di decessi. Dai risultati è emerso che nei 60 giorni successivi a un’alluvione si registra un aumento del 2,1% della mortalità globale. In particolare, c’è stato un incremento del 2,6% dei decessi per problemi cardiovascolari e del 4,9% per quelli respiratori.
Gli scienziati attribuiscono questo aumento delle morti a diversi fattori, tra cui la contaminazione dell’acqua e del cibo, l’esposizione a agenti patogeni come virus, batteri e funghi, l’accesso limitato ai servizi sanitari e l’impatto psicologico di un evento così drammatico.
Con le alluvioni che rappresentano oltre il 50% dei disastri naturali e con il cambiamento climatico in corso, che le renderà sempre più violente e frequenti, diventa fondamentale che gli operatori sanitari siano consapevoli dei rischi a lungo termine causati da questi eventi, soprattutto nei paesi più colpiti.