HomeNewsLa stampante 3D gigante del Maine: un'innovazione straordinaria

La stampante 3D gigante del Maine: un’innovazione straordinaria

L’Università del Maine, una volta detentrice del primato per la stampante 3D più grande del mondo, non si è fermata nel suo cammino verso l’innovazione. Il 23 aprile ha presentato una versione potenziata della macchina già utilizzata per la stampa di una casa in 3D, con l’obiettivo di ridurre i tempi di costruzione e la necessità di manodopera.

La nuova stampante, installata presso l’Università del Maine, è stata ampliata fino a raggiungere una grandezza quattro volte superiore rispetto alla precedente versione, commissionata meno di cinque anni fa. Questo nuovo modello è in grado di stampare oggetti ancora più grandi, inclusi l’utilizzo di materiali biologici per la realizzazione di abitazioni stampate in 3D. La missione finale è quella di dimostrare come le comunità residenziali stampate in 3D possano offrire soluzioni abitative accessibili e contrastare il fenomeno del senza tetto nella regione.

Il portavoce dell’università ha prospettato l’idea di stampanti ancora più imponenti, in previsione della costruzione di un nuovo edificio durante l’estate. Questa nuova stampante apre nuove frontiere per la ricerca, combinando operazioni di robotica avanzata con sensori innovativi, calcoli ad alte prestazioni e intelligenza artificiale.

La struttura imponente della stampante, che occupa un ampio edificio nel campus dell’UMaine, è in grado di stampare oggetti delle dimensioni di 29 metri per 10 metri per 5,5 metri. Tuttavia, il suo consumo di materiale è notevole, raggiungendo fino a 227 chilogrammi di materiale all’ora.

La stampante originale, certificata dal Guinness World Records come la più grande stampante 3D a polimero, è stata utilizzata per costruire una casa unifamiliare di 56 metri quadrati con materiali bioresinosi riciclabili. Questa dimostrazione, chiamata “BioHome3D”, ha mostrato la possibilità di produrre abitazioni in tempi rapidi. Con la crescente domanda di alloggi nel Maine, si prevede la necessità di ulteriori 80.000 case nei prossimi sei anni.

L’università mira a dimostrare come le case possano essere costruite principalmente tramite stampa 3D, riducendo l’impronta di carbonio. Il settore edile è responsabile di circa il 37% delle emissioni globali di gas serra, principalmente a causa dell’utilizzo di materiali ad alta impronta di carbonio come cemento, acciaio e alluminio.

I ricercatori prevedono di utilizzare materiali biologici provenienti da residui di legno per ridurre ulteriormente l’impronta di carbonio. La stampante 3D è stata impiegata con successo anche per la realizzazione di barche e strutture per il Ministero della Difesa, aprendo la strada a future collaborazioni su larga scala e a nuove possibilità di creazione.

D'Orazi Dario
D'Orazi Dariohttps://it-it.facebook.com/darioita
Editore e Giornalista mi occupo di tutto quello che fa parte della tecnologia, automobili e curiosità. Laureato sono sempre stato appassionato alla scrittura e amo il mondo del giornalismo.
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